Miniartextil, 20 anni di creatività

È arrivata alla ventesima edizione, Miniartextil, e sta attraversando la classica ‘crisi di crescita’.

Ideata da Nazarena Bortolaso e Mimmo Todaro, Miniartextil dal 1991 runisce a Como, ogni anno a settembre, artisti giovani e meno giovani, uniti dalla comune passione per la ricerca di nuove espressioni artistiche attraverso l’uso di materiali di tutti i giorni: lana, cotone, nylon, prima di tutto – parlando di tessile – ma anche carta, cartone, plastica, qualunque materiale possa ispirare la creatività e la fantasia degli artisti. Mini, perché le opere devono essere obbligatoriamente realizzate nelle misure massime di 20 centimetri per lato. Nei suoi venti anni di vita, Miniartextil ha ospitatole opere di migliaia di artisti, italiani, europei, del mondo intero. Nomi celebri e meno celebri. Artisti affermati e ragazzi alle prime armi alla ricerca della loro personalità artistica.

Vent’anni. Un momento importante, nella vita di una persona. Ed anche in quella di un’iniziativa culturale. “Sono arrivata ad un bivio”, ammette Nazarena Bortolaso, la ‘mamma’ della manifestazione, come ama definirsi lei. L’impegno, personale ed economico, che Miniartextil richiede comincia a mettere a dura prova la capacità di questa signora, piccola nel fisico ma grande nelle iniziative e nella creatività, di continuare a prendersene cura.

Miniartextil è destinata ad andare per la sua strada, a cercare altri lidi? “Non lo so. Io spero di no, di riuscire a tenere questa manifestazione a Como, ma è dura”, ammette.

La recriminazione è per la scarsa attenzione che la città ha sempre riservato per questa manifestazione, che pure ha portato il nome di Como in giro per il mondo, e radunato artisti di chiara fama mondiale a Villa Olmo, prima, e nella ex chiesa di S. Francesco, che dal 1996 ospita l’esposizione.

La verità è che Miniartextil è cresciuta – “Avrei bisogno di collaboratori, ma non posso certo chiedere loro di lavorare gratis” – e servono nuove risorse. Maggiore supporto e sostegno dalle istituzioni ma anche dai privati, è quanto la Bortolaso vorrebbe avere. Ma se già questo era scarso negli anni passati, adesso con la crisi economica in corso lo è ancora di più.

Nonostante tutti i problemi, le difficoltà, i dubbi, anche in questo 2010 Miniartextil rispetta i canoni di qualità e di interesse che l’hanno sempre contraddistinta. Un giorno di felicità, è il titolo dell’edizione di quest’anno. Quella felicità che dal 1991 Miniartextil riesce a infondere in chi la visita. Il titolo è stato mutuato da un libro del 1963 di Isaac BashevisSinger, Premio Nobel per la letteratura nel 1978, come racconta Luciano Caramel nell’introduzione al catalogo della mostra.

Più di quattrocento (412, per l’esattezza) le opere pervenute per la selezione, da oltre quarant paesi di tutto il mondo, a riprova dell’autorevolezza e del prestigio che Miniartextil ha saputo conquistarsi nel corso degli anni. La curiosità è che la maggior parte delle opere presentate siano di donne. Cinquantaquattro i lavori selezionati dalla giuria, composta da Anic Zanzi, della Fondazione d’Arte Tessile Toms Pauli di Losanna e da Keiko Kawashima presidente del Kyoto International Contemporary Art Center, oltre che dallo stesso Caramel in qualità di Presidente. Il panorama della proposta artistica è completato e ulteriormente arricchito dalle cosiddette installazioni, opere di grande dimensione, eterogenne nella preparazione e nella realizzazione.

Miniartextil è aperta nella ex chiesa di S. Francesco, a Como, fino al 21 novembre.

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